Ci hanno visti nuotare in acque alte fino alle ginocchia / Ed inchinarci alle zanzare pregandole di non mescolare / Il nostro sangue a quello dei topi arrivati in massa con le maree / Le porte aperte, i porti chiusi e sorrisi agli sconosciuti / Che ci guardano attoniti mentre ci baciamo, da uomo a uomo, mano nella mano / Una sigaretta non lo racconta, ci vuole forse una vita intera / O una canzone non certo questa, altri maestri, altri genitori / Che non rinfacciano quello che sei, quello che vuoi, quello che eri / Esistere è giusto un momento, chi vive nel tempo muore contento / E sì, ci hanno visti contare le pietre di questo deserto, pazienza / Perdere tempo con il cielo, farlo di lavoro / Pagati per immaginare, qualcosa che non puoi fotografare / Mi spiego meglio, senza nascondermi dietro a cazzate scritte per caso / In questa palestra dell’orrore ecco la pietra, ecco il peccato / Un cane pastore lo fa per amore, non per denaro, non per rancore / Non per la lana esiste il gregge / Né per la legge / Siamo delle antenne, dei televisori / Emettiamo storie che fanno rumore / Cerchiamo la donna della vita o l’uomo della morte / Strade interrotte / Eterni sorrisi, figli sangue del nostro lavoro / Non ci somiglieranno, figli ormai del mondo intero / E perdere la monotonia di quando tutto era al suo posto / I topi cacciati, debellati, mostri tutti sotto al letto / E lasciar volare via quell’abbraccio conosciuto / Di chi in nome del tuo bene ha distrutto il tuo passato / Quando arrivi tu se ne vanno gli altri / Sai che non va bene ma ti piace arrangiarti / Come fanno in quei paesi che non sappiamo pronunciare / Ma che ci piace addomesticare a parole / Ero presente al momento dei fatti, Il fatto non sussiste / Mettetelo agli atti / Ma non hai paura di nessuno / Se non della tua statura / Hai la democrazia dentro al cuore / Ma l’amore è una dittatura / Fatta di imperativi categorici, ma nessuna esecuzione / Mentre invece l’anarchia la trovi dentro ogni emozione / Tu stammi vicino, anzi lontano abbastanza / Per guardarti il viso dalla stanza dei miei occhi / Aperti o chiusi, non importa / Sono occhi quindi comunque una porta aperta / Il tempo passa lo senti da questo orologio / Mentre lavori dentro un bar, ad una pressa o in un ufficio / E speri ancora che qualcuno sia lì fuori ad aspettarti / Non per chiederti dei soldi, neanche per derubarti / Non per venderti la droga e soffiarti il posto di lavoro / Ma per urlarti in faccia, che sei l’unica, sei il solo / Sei l’unica, sei il solo